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VILLA ADRIANA. ACCADEMIA. I DUE CENTAURI DI MONSIGNOR FURIETTI

Nel dicembre del 1736 monsignor Giuseppe Alessandro Furietti, originario di Bergamo, acquistò per soli 500 scudi il permesso di scavo da Simplicio Bulgarini, proprietario dell’Accademia di Villa Adriana, il quale era convinto che non vi fosse più nulla da scoprire nei suoi terreni e si accontentò di una cifra modesta.
 
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Dopo pochissimi giorni di scavo nel Belvedere dell’Accademia scoprì invece due straordinarie sculture che raffiguravano un Centauro vecchio e un Centauro giovane. Il primo era abbastanza integro, l’altro più danneggiato e spezzato in più frammenti.  

Monsignor Furietti decise di farli restaurare e già nel gennaio del 1737 inviò i frammenti del Centauro vecchio a Roma, affidandoli a Carlo Napolioni, uno dei più abili restauratori dell’epoca. Nell’aprile dello stesso anno gli inviò anche il Centauro Giovane, che era più danneggiato.

Nel Settecento le statue antiche avevano valore solo se erano intere. Quindi i restauri ricostruivano le sculture e le completavano rifacendo le parti mancanti; venivano affidati ad abilissimi scultori professionisti che adoperavano marmi antichi per le reintegrazioni.

I due Centauri sono in marmo bigio morato, un marmo prezioso che imita il bronzo e  – cosa rara – hanno i nomi degli scultori: Aristeas e Papias di Afrodisia (Turchia). La città dell’Asia minore fu per secoli il centro d’eccellenza della scultura ellenistica sia in marmo che in bronzo. Continuò ad esserlo anche in epoca romana, producendo sculture come queste – che probabilmente copiavano originali in bronzo – perpetuando le tradizioni ellenistiche.
Le sculture erano destinate a ricchissimi committenti romani, fra i quali imperatori come Adriano, perché possedere opere d’arte di quella qualità era un modo di manifestare il proprio potere e la propria cultura, uno status symbol per pochi.

accademia-centauri-02-2411.jpgLa qualità delle due sculture è eccezionale: la barba, i capelli e persino il pelo della parte animale delle loro figure sono cesellati nel marmo con straordinario realismo. Due capolavori che solo l'imperatore poteva permettersi di acquistare e importare dall'Asia minore.

In origine i Centauri erano cavalcati da un Amorino che simboleggiava la forza dell'Amore. Il Centauro vecchio ha un'espressione sofferente per le pene d'amore ed ha le mani legate dietro la schiena. Il Centauro giovane invece trionfa sull’Amore, perché nel pieno della vitalità. Esistono altre repliche di queste sculture nel Museo del Louvre a Parigi, nei Musei Vaticani e nella Galleria Doria Pamphilij di Roma.

Furietti espose i due Centauri nella sala delle udienze della sua dimora romana, nel palazzo di Montecitorio, assieme al Mosaico delle Colombe.  Divennero famosissimi, meta obbligata di visitatori italiani e stranieri amanti delle arti, specie gli inglesi del Grand Tour.
Papa Benedetto XIV cercò invano di acquistarli. Alla morte di Furietti papa Clemente XIII rifiutò ai eredi il permesso di esportazione e li comprò per 13.000 scudi, costringendoli a rifiutare un’offerta di ben 20.000 scudi di un nobile inglese forse per conto del re d’Inghilterra.

I due Centauri facevano parte del corteo dionisiaco, e infatti nell'Accademia si sono trovati anche un Fauno ed un Dioniso fanciullo, entrambi in marmo rosso antico. Confermano che l'Accademia era l'area sacra della Villa, la più alta e vicina alla divinità, una vera a propria Acropoli. Era legata al culto di Dioniso e Osiride, come abbiamo scoperto grazie ai nostri studi di Archeoastronomia pubblicati nel volume «Villa Adriana. Architettura Celeste. I Segreti dei Solstizi», in vendita nel nostro sito, di cui potete scaricare un estratto dedicato ai due Centauri.


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