VILLA ADRIANA. IL FAUNO ROSSO DELL'ACCADEMIA
Nel 1737 monsignor Alessandro Furietti scavò nell’Accademia di Villa Adriana rinvenendo magnifici mosaici e sculture, fra le quali i famosi Centauri e il Fauno Rosso, che si trovano oggi nei Musei Capitolini di Roma.
Il Fauno fu trovato in frammenti, e il restauro venne affidato a Clemente Bianchii e Bartolomeo Cavaceppi, due dei maggiori specialisti dell’epoca. Vi furono grandi studi e discussioni fra gli eruditi per decidere come rifare le parti mancanti, basandosi sul confronto con altre copie di questa statua rinvenute ad esempio a Lanuvio.
L’abilità degli scultori-restauratori era tale che diventa difficile distinguere le parti originali da quelle rifatte. Infatti proprio Bartolomeo Cavaceppi, scrisse che alcuni di essi «da un dito ricreavano una statua intera», e poi la vendevano come originale. Era il classico «bidone» rifilato ai ricchissimi nobili inglesi, disposti a tutto pur di portare a casa un prestigioso souvenir proveniente da Villa Adriana o da altri siti archeologici.
A partire dal Rinascimento e ancor di più nel Settecento il restauro era totale e integrativo: le sculture dovevano essere intere e complete. Per rifare i pezzi mancanti si utilizzavano gli stessi marmi antichi trovati durante gli scavi, in questo caso il marmo Rosso antico proveniente da Capo Tenaro in Grecia.
Nel Fauno rosso sono di restauro il grappolo d’uva che tiene nella mano destra, come pure la cista ai suoi piedi, gran parte della capra (ma una zampa è originale) ed il tronco d’albero con il flauto, e poi alcune parti delle gambe.
I dettagli originali sono di straordinaria bellezza, come la Nebride annodata sulla spalla destra: una pelle di capra con una splendida testa con le corna e gli occhi chiusi, oppure gli zoccoli, un piccolo capolavoro.
Il grappolo d’uva ovviamente allude al vino e al culto di Dioniso, al quale era dedicata l’Accademia; Centauri e Fauni facevano parte del Corteo Dionisiaco, come spieghiamo nel libro Villa Adriana, Architettura Celeste. I Segreti dei Solstizi.