ROMA - IL PONTE ELIO DI CASTEL SANT’ANGELO
Il Ponte Elio era l’accesso monumentale e scenografico del Mausoleo di Adriano, col quale formava formava un tutto unico. Cambiò nome nel 590 d.C. quando papa S. Gregorio Magno organizzò una processione penitenziale durante la terribile pestilenza di quegli anni.
Portava nella Basilica di San Pietro l’immagine di Maria Salus populi Romani, conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, che si diceva dipinta dall’evangelista Luca.
Secondo la leggenda quando la processione giunse sul ponte Elio dal cielo scesero schiere di angeli che circondarono l’immagine della Madonna cantando il Regina Coeli.
Papa Gregorio guardò al cielo e in cima al Castello gli apparve l’Arcangelo Michele che ripuliva la sua spada dal sangue e la riponeva nel fodero, segno che pestilenza era finita.
Da quel momento il Ponte divenne pons Sancti Angeli, e stesso nome ebbe il Mausoleo ormai trasformato in Castello. Entrambi vennero incorporati nelle fortificazioni medievali e rinascimentali.
Nel 1892, durante la costruzione dei nuovi argini del Lungotevere si decise di restaurare il Ponte e le sue arcate in parte ostruite, che lo avevano trasformato in una vera e propria diga, causando continui allagamenti e alluvioni.
Demolendo le aggiunte medioevali e rinascimentali, ricomparvero le due rampe originali romane alle estremità del Ponte, quasi intatte.
C’era persino il basolato con i marciapiedi e parte dei parapetti, la sostruzione della rampa verso il Mausoleo e la soglia del portale tripartito del suo recinto esterno. Si trovarono persino i pali in legno delle palificazioni romane.
Il Ministero dei Lavori pubblici bloccò temporaneamente i lavori per consentire le riprese fotografiche, che sono l’unica documentazione rimasta. Ma poco dopo diede il via alla demolizione, col pretesto che si sarebbero dovute pagare delle penali per il ritardo dei lavori, e della mancanza di fondi per le riprese fotografiche.
Il Direttore del Ministero scrisse lapidario: «Pur ammettendo che delle cose antiche si debba cercare di conservare la memoria, non pare che a questo intento possano essere sagrificati gli interessi dell’Amministrazione».
E così gli archi originali, il basolato, i parapetti e le rampe vennero demoliti senza pietà dal Genio Militare, assieme alle fortificazioni rinascimentali sul lato sud del Castello.
Queste e altre notizie sono tratte dal prossimo libro di Marina De Franceschini dedicato a Castel Sant’Angelo «Il Mausoleo di Adriano. Architettura e Luce», in fase di preparazione.